Sono passati vent’anni dalle parole di Zevi pronunciate durante il suo intervento al Convegno Paesaggistica e linguaggio grado zero dell’architettura tenutosi a Modena, e oggi, possiamo senz’altro dire, che Zevi è stato tra i primi a porre l’attenzione sulla questione ecologica che, di lì a qualche anno, sarebbe diventato un tema cruciale nel dibattito contemporaneo, non solo nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. Zevi sceglie due termini, la paesaggistica e il “grado zero”, per affrontare il nodo di tutti i problemi, ovvero quello della crisi dell’urbanistica. Con l’osmosi tra citta e campagna tipica dell’era industriale e lo strumento, manifestatosi non valido, della zonizzazione funzionale, che divide il territorio in rigidi lotti, l’urbanistica, così pensata, si sta rivelando un vero e proprio fallimento. “Siamo giunti a un punto”, spiega Zevi, “in cui la determinazione delle case avviene dall’esterno, anziché consentirle di espandersi dall’interno” e a rendere la situazione ancora più asfittica, c’è la mancanza di una progettualità territoriale vera e propria, e poi, sottolinea, vi è la totale mancanza della paesaggistica. La proposta esposta da Zevi al Convegno è di estremo interesse e di grande attualità, infatti riesce a capovolgere la questione indicando un atteggiamento diverso, dove non si è più normati da regole determinate dall’esterno, suggerendo al contrario che la gestione del territorio deve, e può, diventare paesaggio, quindi, la paesaggistica diventa una premessa, ma anche una conseguenza dell’architettura. Il tema è quello dell’integrazione edificio-città-territorio: la paesaggistica, spiega Zevi, è l’architettura che si espande nel territorio al di là dei confini della città, ormai labili e superati, come concetto stesso, e riesce a realizzare la continuità fluida e spontanea tra insediamento e paesaggio, sapendo contemplare la diversità e la dissonanza dei territori. Così, forse, è proprio la scuola delle Università italiane che ha il compito di portare avanti l’eredita lasciata da Zevi, sviluppando una didattica di saperi interconnessi e non divisi, di studi aperti e liberi, dove si deve ricordare che anche lo stesso Manfredo Tafuri, parlando dei suoi libri, li definì dei grandi libri di storia, avvertendo che non bisogna essere tanto ingenui da valutare le sue proposizioni in mero senso storiografico, ma considerarle in quanto hanno valore di progetti, proposte metodologiche e spunti di ricerca. Nella sostanza è questo il compito dell’insegnamento di Zevi per il futuro: sviluppare metodi che servano a progettare e a verificare il progetto, capire in che modo potenziare questo processo al fine di esercitare queste capacità di critica e di progetto. E’ necessario “saper vedere” con la convinzione che probabilmente Zevi, come ultimo insegnamento, avrebbe scritto anche “Saper vedere il territorio”, quindi immaginare questo come ultimo insegnamento e compito da portare avanti.

Paesaggistica e linguaggio grado zero dell'architettura: un progetto aperto / Salimei, G.. - (2019), pp. 363-369. - DIAP PRINT.

Paesaggistica e linguaggio grado zero dell'architettura: un progetto aperto

SALIMEI G.
Primo
2019

Abstract

Sono passati vent’anni dalle parole di Zevi pronunciate durante il suo intervento al Convegno Paesaggistica e linguaggio grado zero dell’architettura tenutosi a Modena, e oggi, possiamo senz’altro dire, che Zevi è stato tra i primi a porre l’attenzione sulla questione ecologica che, di lì a qualche anno, sarebbe diventato un tema cruciale nel dibattito contemporaneo, non solo nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. Zevi sceglie due termini, la paesaggistica e il “grado zero”, per affrontare il nodo di tutti i problemi, ovvero quello della crisi dell’urbanistica. Con l’osmosi tra citta e campagna tipica dell’era industriale e lo strumento, manifestatosi non valido, della zonizzazione funzionale, che divide il territorio in rigidi lotti, l’urbanistica, così pensata, si sta rivelando un vero e proprio fallimento. “Siamo giunti a un punto”, spiega Zevi, “in cui la determinazione delle case avviene dall’esterno, anziché consentirle di espandersi dall’interno” e a rendere la situazione ancora più asfittica, c’è la mancanza di una progettualità territoriale vera e propria, e poi, sottolinea, vi è la totale mancanza della paesaggistica. La proposta esposta da Zevi al Convegno è di estremo interesse e di grande attualità, infatti riesce a capovolgere la questione indicando un atteggiamento diverso, dove non si è più normati da regole determinate dall’esterno, suggerendo al contrario che la gestione del territorio deve, e può, diventare paesaggio, quindi, la paesaggistica diventa una premessa, ma anche una conseguenza dell’architettura. Il tema è quello dell’integrazione edificio-città-territorio: la paesaggistica, spiega Zevi, è l’architettura che si espande nel territorio al di là dei confini della città, ormai labili e superati, come concetto stesso, e riesce a realizzare la continuità fluida e spontanea tra insediamento e paesaggio, sapendo contemplare la diversità e la dissonanza dei territori. Così, forse, è proprio la scuola delle Università italiane che ha il compito di portare avanti l’eredita lasciata da Zevi, sviluppando una didattica di saperi interconnessi e non divisi, di studi aperti e liberi, dove si deve ricordare che anche lo stesso Manfredo Tafuri, parlando dei suoi libri, li definì dei grandi libri di storia, avvertendo che non bisogna essere tanto ingenui da valutare le sue proposizioni in mero senso storiografico, ma considerarle in quanto hanno valore di progetti, proposte metodologiche e spunti di ricerca. Nella sostanza è questo il compito dell’insegnamento di Zevi per il futuro: sviluppare metodi che servano a progettare e a verificare il progetto, capire in che modo potenziare questo processo al fine di esercitare queste capacità di critica e di progetto. E’ necessario “saper vedere” con la convinzione che probabilmente Zevi, come ultimo insegnamento, avrebbe scritto anche “Saper vedere il territorio”, quindi immaginare questo come ultimo insegnamento e compito da portare avanti.
2019
Bruno Zevi e la didattica dell'architettura
9788822903952
Zevi; grado zero; paesaggistica; progetto aperto; ecologia
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Paesaggistica e linguaggio grado zero dell'architettura: un progetto aperto / Salimei, G.. - (2019), pp. 363-369. - DIAP PRINT.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1321981
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